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Addestrare il tuo parrocchetto a posarsi sul dito è di solito un’esperienza davvero esaltante. Inoltre, una bella svolazzata quotidiana, aiuta i tuoi pappagallini a vivere più sani e sereni.

Ovviamente non c’è un procedimento immediato, ma bisogna abituarli per gradi a vivere fuori della loro zona di comfort, ossia la gabbia.

Dovremmo abituarlo alla nostra presenza quotidiana. Per farlo, possiamo inserire la nostra mano nella gabbia e posizionarci con l’indice vicino alle zampe del parrocchetto. In un primo momento non succederà nulla, anzi, con tutta probabilità scapperà su un altro trespolo.

Giornalmente, potremmo ripetere questo allenamento, magari anche accarezzandolo con il dito. Con i miei pappagalli ho fatto così e dopo circa un mese salivano sul dito senza pensarci. A questo punto possiamo premiarlo con il suo snack preferito o del semplice miglio.

Ovviamente, la tempistica dipende dal singolo uccellino, dal suo carattere e dalla sua storia, ma arriverà un giorno in cui lo farà spontaneamente, senza miglio od altri premi.

Una volta che si è abituato a vederti come fonte positiva ed a pensare al tuo dito come al suo trespolo preferito, tornerà da te anche quando è fuori dalla gabbia. 

Preparare la stanza all’uscita del parrocchetto dalla gabbia

Dopo averlo addestrato a salire sul dito possiamo portarlo fuori dalla gabbia. Attenzione però, prima bisogna preparare la stanza dove farlo svolazzare, donde evitare incidenti e ferite. Ecco poche, ma semplici accortezze che ho utilizzato con i miei pappagalli:

  • Chiudere le tende: l’uccellino infatti, vedendo l’esterno dalla finestra, con molta probabilità, si dirigerà verso di essa. Meglio chiudere le tende al fine di evitare lo scontro con il vetro e potenziali ferite;

  • Coprire e/o togliere gli specchi: stesso discorso che per le finestre. Il pappagallino si dirigerà a capofitto verso lo specchio;

  • Coprire tutti i fuochi e camini accesi: potrebbe ustionarsi o rimanere incastrato nel comignolo;

  • Chiudere porte e finestre: si rischia di farlo volare via;

  • Mettere i soprammobili fuori dalla sua portata: i pappagalli amano appollaiarsi e potrebbero farli cadere, ferendosi; 

  • Assicurati che non ci siano cani, gatti o bambini indisciplinati nella stanza: questo potrebbe dare un trauma al parrocchetto e quindi riportare indietro di giorni interi tutti i tuoi sforzi di addomesticamento;

  • Assicurati che ci siano posti in alto in cui il pappagallino possa posarsi: non essendo ancora abituato, appena apriremo la gabbia e spiccherà il volo, preferirà appollaiarsi in un posto alto e sicuro, come ad esempio uno scaffale od una mensola;

  • Calma: col tempo inizierà ad appollaiarsi su sedie, mobili, pavimento e.. te! Tuttavia, essendo un processo graduale, deve avvenire in tutta serenità. Se agiti le braccia per salutarlo, farlo avvicinare o cercare di prenderlo, otterrai l’effetto contrario! Rimarrà infatti nella sua nuova zona di comfort che ha trovato nello scaffale più in alto della stanza;  

  • Metti dei giocattoli nella stanza: qualsiasi cosa, basta anche una pallina da ping pong; 

  • Rimuovi tutte le piante d’appartamento: i pappagalli amano rosicchiarle per limarsi il becco;

Tirare fuori un parrocchetto dalla gabbia

Ho notato che, all’inizio, i pappagallini fanno fatica a lasciare spontaneamente la gabbia. Paradossale forse, ma hanno una certa titubanza nei confronti del mondo al di fuor delle sbarre.

L’importante è rendersene conto e non forzare troppo le cose.

Se, ai primi tentativi, il tuo parrocchetto sembra agitato, lascialo stare.  Fai passare qualche ora od addirittura rimanda al giorno dopo l’allenamento. Nella sessione successiva basterà  riprendere da dove avevi interrotto.

Molti pappagalli, come nel mio caso, inizialmente si dirigono verso la parte apicale della gabbia. Lascia che osservi ciò che lo circonda. Per farlo sentire a suo agio e non indurgli troppo stress, io gli davo alcuni dei suoi snack preferiti e gli parlavo per rassicurarlo. Quando vediamo che si è tranquillizzato, possiamo riprovare a mettere l’indice su cui dovrà salire e portarlo fuori dalla gabbia.

Una volta fuori lascialo svolazzare e perlustrare dove vuole.

 A volte mi è successo che, dopo quel primo volo, volessero rientrare nella gabbia. In realtà è del tutto normale, per lui, il mondo esterno è un posto nuovo. Nella gabbia si sente più al sicuro.

Tuttavia, se dovesse persistere anche nei giorni a seguire, possiamo chiudere il portellino della gabbia in modo che combatta la paura e si abitui a rimanere fuori.

Riportare un pappagallino nella gabbia

 Una volta addestrato a salire sul dito, il gioco è praticamente fatto.  Il tuo parrocchetto sarà più che gestibile anche fuori dalla gabbia. 

Quando è il momento di tornare dentro, presenta il dito.  All’inizio potrebbe essere necessario accarezzargli la pancia o usare una ricompensa per corromperlo.  Attenzione però! Sia per entrare che per uscire dalla gabbia, deve sempre, necessariamente usarti come trespolo.

Altrimenti sarà incontrollabile. Bisogna fare in modo che si instauri una relazione positiva tra voi. In questo modo, appena ti vedrà, capirà che è l’ora della svolazzata e sarà felice di assecondarti.

Discorso diverso nel caso di un parrocchetto ribelle che riesce ad evadere dalla gabbia da solo. Per poterlo riacciuffare non serve scalare le librerie o mettere a soqquadro casa, ma basterà porre nella gabbia il suo cibo preferito, lasciando ovviamente lo sportellino aperto.

Appena rientrato, chiudi lo sportellino.

Tutto questo però può non essere possibile nel caso si abbiano più pappagalli. Lasciare la porticina della gabbia aperta per il fuggiasco, potrebbe ovviamente voler dire far scappare anche gli altri parrocchetti.

In questo caso, se al richiamo col dito non risponde, potrebbe essere necessario un retino o un asciugamano grande, per acciuffarlo senza fargli male, ricorda che sono davvero molto delicati come animali.

Addomesticare un nuovo parrocchetto

Se hai appena preso un parrocchetto, devi necessariamente sapere che questo impiegherà alcuni giorni per ambientarsi. A seguito della mia esperienza con i parrocchetti, ho visto che, proprio come gli umani, ognuno ha le sue tempistiche. 

Durante i primi giorni in cui è a casa, evita di stazionare davanti alla gabbia, urlare e tutto ciò che possa spaventarlo. Metti nella gabbia molti giochi e lascia che vi si abitui. Non cambiarli prima di una settimana. Dagli tempo.

La tempistica di adattamento dipende molto dalla storia che ha alle spalle. Un parrocchetto acquistato da un allevatore potrebbe non aver avuto molti contatti umani e dunque si presenta un po’ restio.

Viceversa, se il pappagallo è stato preso in un negozio di animali, è sicuramente abituato sia al rumore che alla presenza umana. Ad ogni modo però, è sempre meglio partire da zero e rispettare i suoi tempi.

Addomesticare un giovane parrocchetto

Un parrocchetto potrà essere addestrato solo ed esclusivamente dopo lo svezzamento, ossia, quando sarà in grado di nutrirsi da solo. Lo svezzamento avviene intorno alle sesta settimana. Prima di questo momento infatti, il pullo (pulcino) sarà totalmente dipendente dai genitori e dalle loro attenzioni. 

Sicuramente, gli esemplari giovani sono quelli più facili da addomesticare. Un pappagallo più grande di età anziana avrà una sua storia, una sua memoria e dunque un certo scetticismo nei confronti dell’ambiente esterno.

Addomesticare un parrocchetto anziano

Come dicevamo, i pappagalli più anziani possono essere un po’ complicati. Proviamo a pensare ad un esemplare che è stato in una gabbia affollatissima di un negozio di animali per 1 anno. Ha sviluppato la sua idea di mondo, improvvisamente, viene trasportato in una gabbia diversa, magari da solo o con altri esemplari che non conosce, in un mondo esterno diverso.

Mettiamoci anche il nostro faccione che ogni tanto si avvicina alla gabbia. Che trauma! 

Proprio davanti a questo trauma dobbiamo avere pazienza. Non c’è una formula magica che acceleri il processo di addomesticamento, ma piano piano, insistendo dolcemente, capirà che non sei una minaccia, ma un amico.

Addomesticare una femmina di parrocchetto

Se inizi ad addomesticare una femmina di parrocchetto, non avrai sicuramente problemi nel momento in cui vuoi ripetere l’esperienza con un esemplare maschio. Normalmente infatti le femmine tendono a beccare un po’ più dei maschi. E, purtroppo, anche un po’ più forte.  Attenzione quindi!

Durante la stagione degli amori, la pappagallina può essere veramente difficile da gestire.

Territoriale ed anche un po’ ostile, vede la mano, e te di conseguenza, come un invasore indesiderato. Ed ovviamente parte all’attacco.

Tuttavia, con un po’ di perseveranza e qualche snack, si calmerà. Con la mia pappagallina, ho usato un bastoncino con del miglio, piuttosto del dito, per insegnarle a salire. Poi, quando ho visto che si stava tranquillizzando, ho ripreso l’allenamento con la mano.

È molto importante anche controllare la sua dieta. La presenza nel cibo di troppe proteine, possono stimolare la voglia di accoppiamento e dunque farla divenire un po’ scontrosa.

 Ovviamente anche i maschi di parrocchetto subiscono la stagione degli amori, ma non diventano quasi mai cosi inquieti.

Addomesticare un parrocchetto selvatico

In alcune città Italiane, non è rara incontrare degli stormi di parrocchetti selvaggi, molti pappagalli vivono liberi e, spesso, vengono catturati ed allevati in cattività.

In questo caso però sarà veramente molto difficile attingere a questi suggerimenti su come addestrare un parrocchetto.

Poichè è estremamente raro incontrare un parrocchetto selvatico che sia appartenuto a qualcuno o che abbia avuto contatti con l’uomo.

Qualsiasi pappagallo che, sopra ai 6 mesi di vita, non abbia avuto interazioni umane, si comporterà esattamente come un qualunque uccello selvatico. Potrebbero volerci mesi ed addirittura anni prima che lui si fidi di te. Alla fine però, con molta pazienza, succederà.

Addomesticare una coppia di pappagallini

 Al contrario di quel che si pensi, addomesticare due pappagalli contemporaneamente non è più complicato  che addestrarne uno. Infatti, basterà corrompere il più temerario ed in poco tempo, anche l’altro si fiderà di te. O perlomeno, cosi ho fatto io ed ha funzionato. 

Può capitare però che il meno coraggioso dei due, sia veramente pauroso.  Purtroppo, in questo caso il processo di addomesticamento sarà lentissimo, ma basta non desistere.

Rispettiamo i suoi tempi ed il resto verrà da sé.

Insegnare ai parrocchetti a non beccare

Un pappagallino mordace può diventare un problema. Oltre al dolore per le beccate, il solo pensiero di averci a che fare ti metterà ansia e qusto creerà tra voi della tensione.

In generale però fortunatamente, sono casi rari, e ti assicuro che un morso di parrocchetto non è molto doloroso.

Nulla è perduto però. Cosa possiamo fare per evitare che succeda ancora?

Se il parrocchetto ti attacca c’è un motivo. Prova a cercare la soluzione tra le seguenti:

  • Hai già insegnato al parrocchetto a stare sulle tue dita?  Se così non fosse, vedrà la tua mano come un pericolo imminente e ti beccherà. Prova a seguire i miei suggerimenti e vedrai che funzionerà; 

  • Il tuo pappagallino è stato traslocato in una nuova gabbia, una nuova stanza o, addirittura, in una nuova casa? Questo, all’inizio, può renderlo leggermente ansioso. Lascialo riposare ed abituare per circa due o tre giorni al nuovo ambiente prima di riprendere le sessioni di allenamento;

  • Ti becca solo in alcuni momenti? Prendi nota di quando il tuo pappagallino tende ad attaccare. Cerca di trovare il perché lo fa. Ad esempio potrebbe aver paura di qualcosa (un altro animale domestico, bambini rumorosi, suoni dall’esterno), oppure potrebbe essere stanco od affamato;

  • Urli quando ti becca? Sebbene a volte sia difficile, dovresti cercare di ignorare il morso. Rimuovi la mano o rimettilo nella gabbia. Il rumore e la confusione gli faranno pensare che il morso stia attirando l’attenzione. Questo innescherà un loop di feedback positivo involontario che lo porterà a beccare nuovamente. Inoltre, una voce piuttosto alta può stressarlo, causare ansia e dunque lo ripeterà sicuramente;

  • Ti è stato detto, o hai letto da qualche parte, che dovresti punire un pappagallino quando becca? Niente di più sbagliato! Ignora assolutamente questo consiglio crudele! Altrimenti perderai per sempre la sua fiducia poiché ti vedrà sempre e solo come una minaccia;

  • Hai distratto il pappagallino con giocattoli o dolcetti quando becca?  Ecco, non si fa. Il parrocchetto infatti penserà di aver ricevuto una ricompensa proprio per averti beccato! E, con ogni probabilità, per averne un’altra, ti pizzicherà nuovamente;

  • La dieta del pappagallino è varia e viene nutrito regolarmente?  Un uccellino annoiato dalla sua dieta può diventare schivo e scontroso;

  • Riesce a dormire bene la notte, senza luci accese, cani che abbaiano o altri disturbi?  Come noi e qualsiasi altro animale, un pappagallino senza sonno non sarà affatto di buon umore. Alla sera, io preferisco coprire la gabbia con un telo in modo da farli riposare sereni;  

  • Lo stai gestendo correttamente? Un parrocchetto dovrebbe sempre scegliere di saltare sul tuo dito: non afferrarlo mai o prelevarlo dalla gabbia senza la sua volontà. Rispettalo;

  • Lo lasci volare libero per la stanza con molta gente? Uno spazio angusto e pieno di persone che abbassano la testa, o, peggio, agitano le braccia per afferrarlo, lo spaventerà. Nel regno animale vale la regola: inseguimento = predatore;

  • Il parrocchetto ha giocattoli? Se si, vengono cambiati regolarmente? Durante il giorno, ha bisogno di stimoli, altrimenti sarà incline ad annoiarsi. La noia potrebbe renderlo irritabile ed incline a beccare;

  • Ha un compagno o riceve tutte le attenzioni di cui ha bisogno?  Un pappagallino annoiato e solitario può ricorrere al morso come mezzo per attirare l’attenzione.

Autore articolo:

Omero Pessotti
Qui altri miei articoli.

Sono appassionato di Ornitologia e Star Wars, ho adottato e allevato diversi pappagalli, tra cui Parrocchetti, Canarini e Calopsitte. Nel tempo libero scrivo su animalium.it nella sezione uccelli.

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